Anche se adesso Final Fantasy XV viene definito un titolo open world, il team non è sempre stato d’accordo su questa impostazione.
Lo ha rivelato Hajime Tabata nel corso di un’intervista concessa a 4Gamer.
Il più grande motivo di discussione durante lo sviluppo del gioco, infatti, è stata proprio la questione se renderlo o meno open world. Visto che il gioco è basato sulla progressione della storia, per alcuni sviluppatori era meglio avere cambi di mappa attraverso un sistema di eventi.
Altri credevano che avrebbe aumentato le probabilità di fallimento o fosse un’idea irragionevole. Insomma, c’erano sicuramente idee contrastanti.
Tuttavia, Tabata è sempre stato convinto dell’impostazione open world, in modo da riportare la saga di Final Fantasy ai fasti di un tempo abbracciando la modernità. Secondo Tabata le persone non credevano che Square Enix riuscisse a realizzare un open world AAA.
Tabata ha spiegato che creare un open world è una grande sfida tecnica, molto diverso da quanto fatto da Square Enix in passato e guardando titoli come GTA e Red Dead Redemption è stato naturale per il team perdere un po’ di fiducia.
Gli sviluppatori non sapevano se sarebbero riusciti nel compito, perché è difficile prevedere il risultato finale durante la lavorazione, ma alla fine si sono accorti che era più un problema di mentalità che di tecnologia.
Tabata ha inoltre menzionato Shadow of the Colossus e The Legend of Zelda: Ocarina of Time come fonti di ispirazione per il team.
Infine, Tabata ha dichiarato che con Final Fantasy XV la squadra non vuole solo creare un’esperienza eccellente, ma anche aiutare a dissipare quel senso di stagnazione che ha colpito il mercato giapponese.
Avete letto che ci saranno più di duecento missioni secondarie?
Via DualShockers.