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Homefront: The Revolution, un po’ The Saboteur, un po’ Half Life 2

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Homefront: The Revolution, un po’ The Saboteur, un po’ Half Life 2.

Non si può dire che la licenza di Homefront sia nata sotto una buona stella. Il primo capitolo arrivò sul mercato talmente carico di aspettative che THQ non riuscì a sopravvivere alla delusione generata da una campagna della durata di poche ore.

Il secondo capitolo, poi, non ha avuto uno sviluppo più tranquillo, dato che la licenza del gioco è passata prima tra le mani di Crytek per accasarsi infine presso Koch Media. Nel frattempo lo studio di sviluppo ha subito diversi cambi di nome, pur rimanendo praticamente immutato nei suoi effettivi, abbandonando lo storico Free Radical Design per diventare Dumbuster Studios, passando per Crytek UK. Tutte queste disavventure avrebbero tagliato le gambe alla maggior parte dei progetti, ma la serie di Homefront, evidentemente, è destinata ad avere una seconda chance ed è ormai pronta a raggiungere i negozi in formato PS4, Xbox One e PC con The Revolution.

Scorrete le immagini qui sopra per scoprire come Homefront: The Revolution si prepara ad arrivare nei negozi.

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Ambizioso

Tutti i problemi avuti in questi anni non hanno smorzato le ambizioni dei Dumbuster. Con Homefront: The Revolution lo studio inglese vuole creare un first person shooter open world con elementi sandbox. Che detto in una maniera più comprensibile, vuol dire che nel gioco interprete un soldato della resistenza americana impegnato a combattere l’esercito coreano, che è riuscito ad invadere gli USA grazie a dei bachi inseriti all’interno della tecnologia che hanno venduto su questo mercato. Mi chiedo come Samsung reagirà a questo genere di trama.

Detto questo potrete spostarvi liberamente all’interno di aree circoscritte dalle dimensioni piuttosto generose classificate a seconda della presenza coreana in loco. Le Zone Verdi sono quelle dove l’esercito della KPA ha il completo controllo e quindi sono le aree nelle quali vivono i gerarchi asiatici e i loro sostenitori. Le aree gialle sono quelle dove vive la maggior parte della popolazione locale. Qui l’esercito della KPA è presente in forze, ma è numericamente troppo scarso per poter controllare ogni angolo della città.

Infine le Zone Rosse sono quelle abbandonate dalla popolazione per via degli ingenti danni subiti durante l’invasione e per questo scarsamente pattugliate dai coreani. Al loro interno la Resistenza si potrà muovere con maggiore libertà, in modo da riorganizzarsi per dare l’assalto alle zone maggiormente militarizzate. L’elemento sandbox è dato dalla libertà che il giocatore ha sia di scegliere la sequenza con la quale intraprendere le missioni presenti sulla mappa, sia di stabilire il tipo di approccio da tenere, se più conservativo o più aggressivo.

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Escalation

La differenza tra le varie zone dovrebbe corrispondere anche ad un diverso tipo di missioni che dovrete affrontare. Nelle Zone Rosse saranno prevalentemente di guerra. La mappa sarà suddivisa in avamposti coreani che dovrete spazzare via per prenderne il controllo e dunque per ottenere le risorse e l’armamentario qui contenuti.

Nelle Zone Gialle dovrete aiutare la popolazione a prendere consapevolezza della propria forza e a ribellarsi all’invasore. Sarete chiamati dunque ad aiutare prigionieri politici o a distruggere i ripetitori o i manifesti che diffondono la propaganda coreana. In entrambi i casi, una volta raggiunto un determinato controllo della mappa potrete accedere a delle missioni di livello più avanzato che vi consentiranno di attaccare i presidi della KPA in zona, in modo da scacciare completamente l’invasore da quella parte della città.

Il passaggio di consegne avverrà in maniera piuttosto simile a quella vista in The Saboteur, con i colori della città che si modificheranno in base alle vostre imprese. All’inizio il colore prevalente sarà il rosso dei coreani, ma dopo qualche missione cominceranno a comparire le prime bandiere americane e potrete vedere i cittadini ribellarsi ai soprusi. Fino ad avere i ribelli che pattugliano la zona liberata.

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I.A. o iooooooo-ioooooo

Nelle intenzioni degli sviluppatori il passaggio da una zona all’altra avrebbe dovuto corrispondere a un diverso approccio della partita. Nelle Zone Gialle ci sono diversi nascondigli e passaggi segreti grazie ai quali far perdere le vostre tracce durante missioni di sabotaggio, mentre nelle Zone Rosse ci saranno munizioni, campi di battaglia e spazi aperti nei quali combattere attraverso tattiche di guerriglia. Nella realtà, però, ci siamo ritrovati dopo poco a giocare in maniera molto aggressiva senza sfruttare i tanti gadget a disposizione o senza cercare strategie un po’ più complesse.

Questo per tre motivi. Il primo è un’intelligenza artificiale non particolarmente raffinata, non particolarmente abile nel reagire alle vostre azioni o nell’imbastire una strategia di attacco raffinata. Il secondo motivo è da ricercarsi nell’abbondanza di risorse grazie alle quali costruire armi ed esplosivi con i quali spazzare via in pochi istanti la controffensiva coreana. Infine è difficile avere consapevolezza di quello che vi circonda, di riconoscere i nemici dagli amici, o un indicatore di segretezza affidabile, con il quale capire per tempo se state agendo in maniera indisturbata o meno.

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Ancora due mesi

Risolti questi problemi sarà possibile godere maggiormente dei punti di forza della produzione. Innanzitutto la premessa è affascinante e la possibilità di combattere come guerriglieri e non come dei supereroi corazzati è allettante. Inoltre il Cryengine è in grado di dare vita ad un paesaggio urbano affascinante, ricco di dettagli e buoni effetti luce.

Infine è apprezzabile lo sforzo di creare un impianto narrativo di spessore, con un retrogusto di Half Life 2, attraverso il quale raccontare di come la resistenza americana sia riuscita a riprendersi Filadelfia.Gli sviluppatori hanno dunque davanti a sé ancora un paio di mesi di duro lavoro prima di darci in pasto Homefront: The Revolution. Il gioco arriverà su PC, Xbox One e PS4 il prossimo 20 marzo


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